1794. Ulisse รจ solo, ovvero “Caro Dante”

O caro fiorentin poeta, a chi rivolgesti la tua immensa illuminata opera, e a chi questa veemente esortazione per bocca d’Odisseo? Questa curiositร  mi pungola e tormenta, benchรฉ giammai non avrร  risposta. Conoscevi forse tu, altri che come te avean inteso il cosmo dentro e fuor d’uomo e i suoi misteri, o forse il tuo fu solo il vano appello d’un disperato da far riecheggiar nella storia affinchรฉ giungesse un dรฌ ad orecchi capaci d’intendere? Oh, compianto, quanto amaro sarebbe per te s’io potessi dicerti che nulla รจ cambiato se non in peggio. Che i nocchieri d’oggi, s’ancor n’esistono, navigan solitari, mai s’incrocen, e non han compagni altri che i marosi. Che l’omini si fan vanto e missione, di viver giustappunto come bruti, alla giornata e opportunisti come le bestie. Senza piรน nulla creare e costruire, ne per se ne per lascito ad altrui beneficio. Schiavi volontari d’ogni loro pulsione e sollazzevole capriccio, benchรฉ consapevoli d’esserne distrutti. Sicchรฉ essi sol perseguono per regola e dissiplina, altro se non vizio e ignoranza. Ancor peggio, vituperando e dissacrando e corrompendo il bello ovunque esso vien scorto. E l’anime moion cosรฌ nel grembo stesso che l’accoglie, soffocate con gentil diletto, a frotte; piรน che mai potรจ pestilenza o guerra mieter corpi nei secoli. Beato tu sei, o illustrissimo trapassato, a non dover costretto esser, mirar tal scempio d’umanitade. S’ancor cosรฌ s’ha da chiamare

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ยซOh, sciagurata virtรน! Tu non eri altro che un nome ma io ti ho adorata davvero, come se fossi vera; ma ora, sembra che tu non sia mai stata altro che una schiava della sorte.ยป (attribuita a Marco Giunio Bruto)

1637. Crudo

Ti ho appena vista al fumatoio, persa e in tenuta da “lavoro”. E l’unico pensiero che ho avuto รจ stato di accelerare il passo prima ti accorgessi che ti stavo passando davanti. Non cambierai mai, ed in me oramai non susciti piรน alcuna compassione ne pietร , ma solo orrore, ribrezzo e repulsione. Eppure ti ho amata, e non so se ritenerlo un atto di estrema grandiositร , di cui essere fiero, o piuttosto qualcosa di cui dovermi vergognare per l’eternitร 

1604. 22 Luglio 2021

Un grazie a Cloto, che zelante concatena gli eventi della mia vita. E alla Madre, che dirige con maestria e amore severo la filatura del mio destino. Accetto, come sempre, ogni dura lezione che mi impartisci, con infinita pazienza e fiducia. Perรฒ mi sconforta la drammatica impressione sia rimasta oramai, a popolare il mondo, solo l’innumerevole progenie di Lilitu ed i suoi succubi. Ma non posso e non voglio crederci, perciรฒ ti chiedo: in quanti siamo rimasti ancora ad esserti fedeli e devoti? Dove siamo? Come facciamo a trovarci e riconoscerci? Ecco, avere delle risposte, questa รจ la mia preghiera e invocazione per questo giorno

1542. Cara Lara,

Se scopri una parte di te stesso ammalata, cercherai di curarla e salvarla in ogni modo. Ma se, nonostante tutti i tuoi sforzi, questa malattia non si attenua nel suo decorso, e anzi ti avvelena e ti ingenera sofferenza e malessere ogni giorno piรน forti e insopportabili, sei costretto nonostante l’intensitร  dei tuoi desideri ad una scelta drastica: agonizzare fino a perire, oppure accettare di continuare a vivere, benchรฉ menomato per il resto dei tuoi giorni, amputando quella parte. Cosรฌ รจ stato, ho scelto di sopravvivere. Ho accettato il lancinante dolore della lacerazione di un unico destino che si divide in due distanti. Ho accettato una ulteriore minorazione alla mia persona che mi renderร  ancora piรน claudicante e inadeguato di quanto non fossi giร . Ho accettato di subire il pungolo del rimpianto, che si pasce crudelmente instillandoti il dubbio che “forse” qualcosa si poteva ancora tentare. E quello dei sensi di colpa, anche se colpa non c’รจ. Ho accettato di sopportare quei dolori acuti e ricorrenti dell’arto fantasma quando i ricordi si riaffacciano.ย Ho accettato di essere spietato; prima ancora con me stesso che con te. Ho accettato, ed รจ questo il tuo merito, la mia sconfitta. Le mie sconfitte. Ho accettato di non dovere, e di non volere, essere piรน un eroe senza macchia e senza paura, che antepone i bisogni altrui al di sopra dei propri. Ho accettato di non essere un “uomo che non deve chiedere mai!” ma semplicemente un’essere umano normale, che ha bisogno, anche, di essere amato e accudito e non solo di amare e accudire; e, soprattutto, non come puro pegno di gratitudine per le sue prodezze mirabolanti o generose gesta, come un guadagno o un premio, ma proprio in virtรน delle sue fragilitร , ferite e necessitร 

0918. Incontri virtuali

Capita, su di un campo in cui le condizioni negano la possibilitร  di scorgere oltre la rete, di tirare un servizio che viene ribattuto in maniera magistrale. Sorpreso ribatti, ed ancora una volta la risposta รจ perfetta. Eccitato continui a battere e dall’altra parte ribattono senza mai lasciarsi sfuggire un colpo. Ammirato, cominci a tirar fuori il meglio della tua tecnica, e di lร  rispondono ancora e sempre in maniera impeccabile. Allora cominci ad immaginare un grandissimo campione dall’altro lato del campo; fin quasi ad innamorarti di quell’immagine. Se non che, ad un certo punto quell’avversario non lo trovi piรน. E allora incominci a giocare con nuovi bravissimi giocatori. Sinchรฉ dopo un po di tempo ti sorge un vago sospetto, che lentamente si tramuta in certezza, osservando con attenzione le partite di altre persone con quel medesimo avversario invisibile. Cosรฌ, finalmente, ti rendi conto fulmineamente dell’ironica realtร : che quello dall’altra parte della rete non era altro che semplicemente un muro, un mucchio di mattoni inerti. Non era dunque la partita del secolo, quella che stavi giocando, contro il migliore avversario avessi incontrato; era solo una sfida con te stesso, in cui l’unico vero autentico campione in campo eri tu. Allora ridi della tua dabbenaggine e non riesci piรน a smettere.

0861. Puntini di sospensione

Di recente ho perso un amica…

O forse… ho perso piรน di un amica…

O forse… era qualcosa di meno…

O forse… forse era solo un miraggio…

No, forse… era la speranza di un amicizia…

Mmm, magari รจ solo la speranza che ho perso…

Boh, non so cosa ho perso… ma qualcosa…

Qualcosa ho perso… altrimenti non mi mancherebbe

Ma forse… forse รจ solo l’allegria che ho perso…

0841. Lamentazione dโ€™Oisรฌn

Mi dicesti: โ€œNon aspettare ciรฒ che non aspetta!โ€. Ma non capii e ti risposi: โ€œVado solo ad attendere a ciรฒ che non mโ€™attende!โ€; per amore persi lโ€™amore. Tu tacesti e con occhi velati mi porgesti le redini di Embarr ed una raccomandazione; per amore perdesti lโ€™amore. Non era presto, non era tardi, era ora, era sempre, era Tir na nร“g. Mi smarrii, cavalcando ignaro sulle onde del tempo, ed esanime caddi nella misera terra. Ed era tardi, ed era mai, non piรน Tir na nร“g. Cโ€™era scritto Niamh, sulla lapide dโ€™un rimpianto consunta dai secoli, quando i bardi piรน non cantarono. Per amore perdemmo lโ€™amore.

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Cum sit enim proprium/ viro sapienti/ supra petram ponere/ sedem fundamenti/ stultus ego comparor/ fluvio labenti,/ sub eodem tramite/ nunquam permanenti./ Feror ego veluti/ sine nauta navis,/ ut per vias aeris/ vaga fertur avis;/ non me tenent vincula,/ non me tenet clavis

Archipoeta โ€“ estratto da โ€œEstuans interiusโ€

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0826. Cara Lou,

sono cinque mesi che ho abbandonato il vecchio blog, lasciando visibili solo gli ultimi due post. Eppure รจ senza sorpresa che verifico ancora i tuoi periodici passaggi. Se raccontassi in giro che per dodici anni hai seguito silenziosamente pressochรฉ quotidianamente le mie pubblicazioni, forse qualcuno piรน attento alla percezione del tempo ne rimarrebbe impressionato. D’altronde fino al giorno in cui ho deciso di chiudere i battenti lo fui anch’io. Dibattuto nell’ incomprensibilitร  di un agire cosรฌ allucinatorio. Quanto ci ho sbattuto la testa, per cercare di capire come fosse possibile che una persona ne ami un altra, ma se ne tenga inseparabilmente distaccata come un ombra; imperturbabilmente muta, come un ombra. Sono ricorso all’impossibile per scalfire i tuoi impenetrabili muri, per ottenere qualche scheggia di parole; a volte con successo. Tu la chiamavi “presenza silenziosa” convinta i tuoi silenzi parlassero e abbracciassero; ma sono stati un incubo, un infierire doloroso e perpetuo. Tu non sai cosa ho provato quando vedevo le tue visite arrivare da un centro oncologico e non ti degnavi di rispondere alle mie mails, ne quanta differenza avrebbe fatto, quanto dolore mi avrebbe risparmiato, una tua presenza tangibile in certi momenti difficili nel mio vivere. Neppure adesso, che sono svanito, hai avuto il coraggio di cercarmi per chiedermi che fine avessi fatto. Hai sempre affermato che questo era ed รจ il tuo modo di dimostrare amore e non ti contraddico. Eppure questo continuo rituale sbirciare mi ha fatto sentire non un essere amato, ma un morto in un cimitero, la statua di un santo in chiesa, un fenomeno da baraccone, una fiera allo zoo nella sua gabbia; un entitร  aliena e derealizzata. Ma io sono un essere vivo e libero, vivo e libero adesso che ho smesso di nutrire la tua morbositร . Vivo e libero adesso, che vedo te, aggirarti come uno spettro vincolato ad una vecchia casa abbandonata. Ed ho pietร 

ps: mi auguro e spero, di non incontrare mai piรน altre persone in grado di ferirmi quanto e come sei riuscita a fare tu, con la tua semplice presenza muta ed immateriale, con la tua insensibilitร  dispatica, a corrispondere i miei sentimenti

0801. Strategie perdenti

Si volevano cosรฌ bene che decisero di guardarsi le spalle a vicenda; cosรฌ finirono per non guardarsi piรน negli occhi, e di parlarsi

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NdA: oltretutto, gli imbecilli, sono incontenibili e irrecuperabili; รจ proprio inutile e sprecato ogni sforzo. Quindi, perchรฉ farsene condizionare negativamente la vita? Perchรฉ permettere dirottino le nostre energie nel nulla? Che influiscano nel nostro benessere? Basta ignorarli, o al piรน dimostrargli la loro imbecillitร  quando diventano troppo importuni e molesti; cosa tralaltro facilissima, perchรฉ fan, praticamente, tutto da soli

0781. La principessa e il cane

C’era una volta una principessa che si annoiava a morte, prigioniera degli ambienti di corte. Cosรฌ il suo massimo divertimento era evadere dal castello, travestita, per farsi scambiare da persona comune, mentre gironzolava tra la plebe. Ma alla lunga anche questo gioco le cominciรฒ a divenire poco gratificante, e cosรฌ decise di spingersi sempre piรน oltre. Cominciรฒ ad usare travestimenti vieppiรน elaborati, ma stavolta non per passare inosservata; tutt’altro. Adesso recitava, di volta in volta, diversi personaggi, seconda l’opportunitร , solo per il gusto sadico di gabbare il prossimo. Per poi godere nel suo intimo delle reazioni che procurava negli altri, a conferma della propria bravura. Un giorno mentre si aggirava, come di consueto, per le vie di uno dei paesi del regno, si imbattรจ in un cane randagio lercio e guercio. Per qualche insondabile motivo le risuonรฒ simpatico e decise di avvicinarsi. Il cane, nonostante fosse guardingo e sospettoso, la lasciรฒ fare. Le annusรฒ la mano e l’odore gli piacque. Cosa ne sanno i cani di principesse, travestimenti e perversioni? Loro sono cosรฌ, ti annusano e basta, e sentono se gli vai a genio o no. Non gli importa d’altro e non si aspettano niente; tantomeno di male, una volta che ti danno fiducia. E cosรฌ cominciarono a giocare e si divertivano da matti. Erano cosรฌ affiatati che alla principessa, a volte, scappava persino una carezza di sincero affetto. Il cane, anche lui, si era ormai affezionato e ricambiava come poteva, leccandole le mani e scodinzolando. Lui l’aspettava al solito posto tutti i giorni, e lei non mancava mai all’appuntamento. Ma il cuore della principessa era ormai irrimediabilmente toccato dal male, e dunque avvenne che non resistette alla tentazione di farsi beffe anche del cane. E cosรฌ, di punto in bianco, trasformรฒ il gioco da schietto ad ingannevole, solo per vedere quel povero cane darsi tanto affanno per niente. Dopodichรฉ venutole a noia anche questo ennesimo giochino, se ne andรฒ per sempre in cerca di altri divertimenti piรน interessanti. Inutile dirlo, al cane si spezzรฒ il cuore nella mancanza (cosa che fece gioire oltremodo la principessa). Ma no, non vi fate abbagliare dalle apparenze, non per quello che pensate voi: i cani che ne sanno di vita di corte, principesse, travestimenti, perversioni e inganni? Ai cani interessano solo gli odori, e l’odore della principessa era buono

0697. Ridere di se

Scusatemi, davvero, per il mio umore spesso vitreo, che cambia in un batter di palpebre, cosรฌ imprevedibile e roteante, per l’iride di troppe idee sconclusionate di cui non voglio diventar pupillo, per la mia epidermide esageratamente cornea, per il mio dire troppo cristallino di pensieri sparsi impigliati in una retรฌna, per le mie visioni tanto drastiche, e soprattutto per il mio relazionarmi cosรฌ nervoso. Mi spiace se per colpa mia qualcuno lacrima o sclera; perdonatemi, non aggrottatemi le ciglia, e cercate di giudicarmi nella giusta ottica!

0682. Ciao Viviano,

te ne sei andato cosรฌ, senza dire un cazzo, nel tuo stile. E se non ne avessi avuto giร  sentore di mio, neppure ci crederei; e forse la veritร  รจ che ancora non ci credo sul serio. Chi non ti avesse visto dormire alla stazione non avrebbe mai immaginato tu fossi un “barbone”; sempre pulito e in ordine, sportivamente elegante come se ti fossi appena disimpegnato da un meeting aziendale. La profonda cultura, il parlare forbito privo di alcuna inflessione dialettale, la battuta sagace, il fare spigliato di chi arriva da un altro mondo. Mi ricordo quando ci conoscemmo. Anche dentro alla stessa tribรน ci sono i clan, e noi ci siamo riconosciuti a pelle; simile chiama simile. Noi del clan di quelli inciampati in una nuvola e precipitati giรน dal cielo. Noi che avevamo tutto. Noi che nonostante tutto viviamo e ridiamo, perchรฉ sappiamo che l’unica ricchezza insostituibile รจ la buona compagnia. Noi che per non esser di peso a nessuno ci siamo tagliati i ponti alle spalle. Mi รจ spiaciuto perรฒ che tu non abbia avuto modo di rivedere tuo figlio, ignaro della tua situazione, e del tuo male. Ti voleva bene; e penso alla mia, e che forse la nostra non รจ la piรน giusta delle scelte, anche se fatta a fin di bene. Non ti piangerรฒ e non ti dirรฒ addio; e neppure arrivederci. Tra noi della tribรน non usa. Noi si sa che le strade sono tante, ognuno sulla sua, ma che prima o poi si finisce per incontrarsi. E tra le strade della mia memoria ogni tanto ci reincontreremo, ci scambieremo un largo sorriso e una stretta di mano, e ci chiederemo ancora “come va?”

0658. Dell’utilitร  di un guscio, e dell’incongruenza di disconoscere o combattere l’Ego

Non si puรฒ certo trascendere la propria identitร  senza prima possederne una, ben definita e matura. E non si puรฒ sublimare nulla, senza prima produrre ed accumulare la materia necessaria e sufficiente al processo di sublimazione, sino a permettere di giungere alla catarsi finale; tantomeno, rifiutandone l’esistenza.

Chiamiamo uovo un uovo perchรฉ ha una forma ben definita in cui sono racchiusi albume e tuorlo. Nessuno si sognerebbe di affibbiare un identitร  ad un informe sostanza fluida e gelatinosa che vagasse libera, ne tantomeno ci si aspetterebbe che da un albume e da un tuorlo senza guscio si possa sviluppare l’embrione di un pulcino. Ecco, ciรฒ che chiamiamo Ego, รจ esattamente come il guscio di un uovo, ed assume le medesime funzioni nei confronti di ciรฒ che racchiude e contiene. รˆ evidente quanto imprudente e disgraziata sia l’idea di privarcene; ammesso ma non concesso di riuscirci almeno parzialmente. Come detto piรน su, la funzione principale รจ di permettere lo sviluppo interiore dell’embrione di un nuovo essere. E questo embrione ha un DNA proprio, al di la dei nostri desiderata, che per svilupparsi ha bisogno di TUTTE le sostanze contenute nell’uovo. Cosรฌ, ogni volta ci intestardiamo a voler arbitrariamente sopprimere certi aspetti, che ci appaiono indesiderabili, della nostra natura, non facciamo altro che bloccare o rallentare la crescita di quel pulcino. Ecco, quelle sostanze, quei nutrienti, non vanno sottratti, ma piuttosto semplicemente resi assimilabili, metabolizzabili dall’embrione. Attraverso quel processo chiamato in psicologia: sublimazione. Cosรฌ come, la formazione di un guscio adeguato, prende il nome di individuazione. Vien da se che un guscio solido e rigido รจ proprio il migliore, perchรฉ protegge dall’esterno e nella rigiditร  trova anche la sua fragilitร , a facilitarne la rottura e l’uscita del pulcino una volta completamente formatosi. Rottura e (ri)nascita che chiamasi catarsi; evento, tralaltro, molto ma molto poco piacevole (simboleggiato nei tarocchi dalla Torre). Ovviamente, nonostante l’abbia semplificata anche troppo, la questione non finisce qui. Il pulcino appena nato, non sarร  a sua volta altro che, l’embrione di un altro essere in un nuovo uovo in formazione. In un processo, presumibilmente, senza fine. Concludo ricordando che esiste un fenomeno assolutamente ed eclatantemente anti-entropico, e si chiama VITA! A buon intenditor…

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Beh, questo post era rimasto in cantiere giร  da un pรฒ, in attesa del momento propizio per essere pubblicato. Penso oggi sia il giorno giusto, perchรฉ, anche se sembra tutt’altro, รจ in realtร  un regalo (ai miei occhi e nelle mie intenzioni) importante. Auguri, R&D!