Foglia avvizzita d’autunno
Lentamente planante
M’ero ormai abbandonato
Al gelido e crudele inverno
Ma caddi nel tuo respiro
Inaspettata primavera
E mi libro e volteggio, vivo
Della tua stessa vita
Diario Cinico Di Un Vecchio Randagio
Foglia avvizzita d’autunno
Lentamente planante
M’ero ormai abbandonato
Al gelido e crudele inverno
Ma caddi nel tuo respiro
Inaspettata primavera
E mi libro e volteggio, vivo
Della tua stessa vita
L’Arcadia Γ¨ divenuta leggendaria per via della sua natura lussurieggiante
Sullo stesso filo di destino, appollaiati
Come due macchie di colore in controluce
Come il contrappunto di due note su pentagramma
In attesa di un cielo sereno in cui spiccare il volo
In cui potervi far risuonare, la nostra melodia
Tienimi stretto
Come il vischio la quercia
In una sola vita
Accompagnami
A rami intrecciati
Nel mio lento viaggio
Ti porterΓ² lassΓΉ
Ad abbracciare il cielo
E di notte, a cogliere stelle
Smaschera l’amore
Anime nude e mute
Che con i baci dicono
L’indicibile
Questa voglia di prendersi per mano
E di inseguire il sole lasciandosi le ombre alle spalle
Questa voglia di ritrovarsi ancora
E ancora, oltre gli orizzonti, insieme
Questa immane forza
Che ci fa sfidare l’impossibile
Che ci salva dal pantano d’ogni presente
Questo amore…
*
“Oggi saremo impegnati tutto il giorno; si pregano gli eventuali santi di ripassare in un altro momento. Grazie”
La vera sapienza Γ¨ nei tuoi baci
Che mi parlano d’un me sconosciuto
Assaporo i tuoi occhi che sanno d’anima
E l’odore di sorrisi mi disfa i pensieri
Mi dici “ti amo”, rispondo “lo so”
*
Ti ho ncontrato alla fine del mondo
Sull’orlo della notte piΓΉ oscura
Laddove tutto Γ¨ definitivamente perduto
In quella landa senza sogni e senza stelle
Tra cumuli di parole stanche
Avevo gettato via anche l’ultimo desiderio
Ma tu eri li ad attendermi
Me, Principe del Niente
Tu, Principessa del Nulla
Ed ora finalmente sono
Ed ora finalmente siamo
Adesso che i nostri vuoti
Ricolmi, traboccano di Tutto
*
Tiepida brezza farsi
Sulla pelle viaggiarsi
Lieve accarezzarsi
Di odori inebriarsi
E respirarsi e mescolarsi
Per prendersi, per darsi
Per perdersi e trovarsi
Eroi di quest’epoca
Senza amore e speranza
A sorrisi sguainati, paladini
Sui bastioni di un noi
Assediati dal tempo
Continuamente, rovi spinosi
Rigogliosi crescono; forti e duri
Dalle vicissitudini concimati
Ed in noi s’abbarbicano
In inestricabili intrecci
Che ci rendono inaccessibili
Eppure, nidi rimaniamo
Predestinati ad un essere che
Vi troverΓ dimora e ricetto
Adoro come mi guardi
Quando ti carezzo il viso
Come accendi una luce
Dietro il velo di tristezza
In fondo ai miei occhi
Sono finalmente un uomo sulla via della selvazione; ed Γ¨ finalmente anche pace tra tutti i miei demoni
*
Essere, l’eternamente ripetente
Di questa scuola dei sensi, voglio
Per non smettere mai di impararti
Lascia che ti lecchi le ferite
Lascia che ne porti via il veleno
Lascia che il tuo sangue diventi il mio
Lascia, che io ti appartenga
Il diamante piΓΉ puro e splendente
Scavare con unghie e dedizione
Pulire delicatamente a mani nude
Lavare con lacrime appassionate…
Troppo facile amare da morire
Γ da viverti, che voglio amarti
*
Di questo paradiso
Mangerei eternamente
Il frutto del peccato
Per sempre ritrovare
La perduta innocenza
Nella mia incoscienza
*
Malinconiche le carezze
Della pioggia sull’assenza
Su vetri appannati d’amore
Disegno a memoria il tuo ritratto
Scrivo mille volte il tuo nome
Mentre stillano, gelide, gocce di tempo
E cullo, un’attesa dal tuo sembiante
Scaldandomi d’un calore promesso
*
Sembra cosi bella
Questa cittΓ stanotte
Illuminata dai miei occhi
Che ti hanno guardata
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