2116. 22 Luglio 2023

Mi aggiravo all’ombra tenebrosa di una fitta selva, ed a volte mi sembrava di intravvedere tra i tronchi e l’intrico del sottobosco, al limite del campo visivo un barlume fugace fare capolino per qualche istante. Sulle prime pensai fosse frutto di un muoversi di foglie che lasciasse filtrare un raggio di sole, poi che l’atmosfera lugubre giocasse con la mia immaginazione. Ma queste improvvise apparizioni continuavano e cominciai a prestarvi sempre piΓΉ attenzione. Ora quando mi sembrava di scorgere questo fantasma mi affrettavo a dirigermi nella sua direzione e sovente vi ritrovavo i segni del passaggio di un essere; delle tracce. Ben presto mi colse l’ossessione di risolvere il mistero e mi misi all’inseguimento di quell’essere sfuggente. Una caccia folle che mi portΓ² sovente al limite delle sofferenze e della disperazione. Ma niente riuscΓ¬ a distogliermi dal mio intento, e la mia caparbietΓ  portΓ² i suoi frutti. Un giorno la vidi nitidamente: era una cerva, bianca come la luce della Luna nella notte. DurΓ² poco questa visione, ma mi confortΓ² constatare che quella creatura inseguivo da cosΓ¬ tanto tempo era reale e non un parto della mia pazzia. Rinfrancato nelle mie speranze e ritrovata la fermezza dei miei desideri non potei fare altro che con ancor piΓΉ energia dedicarmi a raggiungere quell’essere miracoloso. E cosΓ¬ fu che i nostri incontri, pur sempre nella distanza, si fecero sempre piΓΉ frequenti e meno concitati. Ora capivo il gioco di Lei, la sua precisa volontΓ  di catturare la mia attenzione, di mettermi alla prova nella soliditΓ  del mio intento, istigandomi a raggiungerla in mezzo a difficoltΓ  inenarrabili. Ed il premio per ogni ostacolo superato era la sua crescente confidenza nell’elargirmi la vista del proprio essere. Ed ecco che un giorno la ebbi a pochi passi al limitare di una radura, mi avvicinai e Lei si tuffΓ² nel piccolo laghetto formato da un rivo che vi scorreva attraverso. Andai ancora avanti, e quale fu la mia meraviglia nel trovarmi al cospetto di una creatura bellissima che nuda prendeva il bagno insieme alle sue compagne. Inebetito dalla subitanea ipnosi del mio cuore nel riconoscervi ciΓ² che di piΓΉ profondamente familiare era al mio amore continuai ad avanzare con riverenza. Ella mi sorrise e mi benedisse lanciandomi contro con la mano uno spruzzo dell’acqua di quella magica fonte. Il liquido freddo sul mio viso sortΓ¬ di farmi risvegliare dal torpore incoerente dei miei pensieri. Ed in quella luciditΓ  ritrovata mi accorsi di essere altro da ciΓ² che credetti sino ad allora. Specchiandomi sulla superficie potevo vedere, al posto della consueta immagine, quella di un cervo. Scoprii cosΓ¬ la mia vera natura, e che quella natura era la medesima di Lei. Ed in questa consapevolezza sorse in me la suprema volontΓ  di liberarmi delle ultime vestigia del mio vecchio sedicente essere. Ella mi lesse nel pensiero ed acconsentΓ¬ ad esaudirmi nell’uccidere ciΓ² che di me non era me. CosΓ¬ morΓ¬ colui che qualcuno chiamΓ² Atteone, divorato da Lei. E con Lei da allora son rimasto e rimarrΓ² per sempre insieme. Inseparabili, in un eterno indistruttibile amore

2034. No comment

Oramai da mesi sono coinvolto in un certo tipo di ricerche che mi hanno praticamente ribaltato come persona. Quando qualche giorno fa ho approcciato Bing Chat, ne ho subito approfittato per sfruttarlo ai miei interessi. Ad una questione l’AI ha risposto citandomi un personaggio di cui onestamente ero completamente all’oscuro. Trattasi di Guan Yin, una sorta di divinitΓ  buddhista molto venerata in Asia. Un personaggio estremamente complesso che mi sono riproposto di approfondire. Nel frattempo la mia mente ha colto tutta una serie di nessi che avrei tradotto in un post; il 2032, anche se inizialmente doveva essere un pΓ² diverso.

21 Maggio 2023 – Ore 18.30 circa
Rientro dopo aver fumato. Mi ritrovo di fronte il 50″ acceso. Sullo schermo campeggia l’immagine di cui sopra. Mi sorge un sospetto e mi blocco – “No… non puΓ² essere… ma porc… possibile!?”. Mi avvicino, il servizio, su di un tempio thailandese, prosegue. Ogni dubbio viene sciolto, Γ¨ proprio lei: Guan Yin! Brividi e peli ritti sulle braccia

2000. e non piΓΉ 2000!?

Nelle scorse settimane mi sono dedicato a ripercorrere cronologicamente tutti i miei appunti pubblici; a partire dalla prima data fruibile, ovvero Giugno 2012. I blog anteriori a questa data, che risalivano sino al 2004, sono andati perduti per motivi diversi. Si manifesta in questo, a mio modesto avviso, l’utilitΓ  pratica insita nell’idea primigenia del blog: nel rileggersi e nel verificare le proprie mutazioni. Nella possibilitΓ  di poter analizzare cause ed effetti con la mente lucidata dal tempo. E’ stato un viaggio lunghetto e faticoso. Lunghetto perchΓ¨ sono sempre stato piuttosto prolifico. Faticoso soprattutto perchΓ¨ per ogni post ho rammentato ciΓ² che lo aveva ispirato e le emozioni e gli eventi positivi e negativi ad essi associati. Due fili conduttori ho individuato: uno profetico ed uno passionale. Entrambi si sono dipanati senza soluzione di continuitΓ  sino ad oggi. Il primo lo chiamo profetico perchΓ¨, per incredibile che possa sembrare, trapelavano in ogni dove indizi e scorci del percorso che poi effettivamente mi sarei trovato a percorrere, pur essendone allora totalmente inconsapevole. Il secondo lo chiamo passionale, perchΓ¨ Γ¨ il filo di una sofferenza legata agli eventi contingenti della vita reale che stridevano con le mie convinzioni. Ad oggi capisco che ciΓ² che mi dettava il primo filo era il tentativo di redimermi dagli errori del secondo, che io stesso filavo. Chiamiamo veritΓ  tante cose; tante cose che non lo sono, tante cose che sono solo la sommatoria di una conoscenza limitata. A volte limitata dall’incapacitΓ  di accettare veritΓ  controintuitive e/o spiacevoli, che minano i costrutti su cui si fonda la nostra sempre precaria identitΓ . E questo ho constatato: un lentissimo ma costante liberarmi di concrezioni e sovrastrutture che, essenzialmente parlando, non mi appartenevano pur essendo convintissimo del contrario. Ed Γ¨ stato un processo dolorosissimo semplicemente perchΓ¨ ero io stesso ad oppormi ad esso, aggrappandomi con le unghie a quei pezzi di me che si staccavano per svelarmi. La “vita” ci Γ¨ andata giΓΉ pesante nel bacchettarmi per farmi mollare la presa, ma non c’era alternativa data la mia “eroica” caparbietΓ . Ripercorrendo questi fili posso vedere i nodi che sono le pietre miliari che hanno prodotto un cambiamento significativo quanto brutale nel mio essere. Non lo chiamo progredire perchΓ¨, per quanto mi riguarda, la marcia verso la conoscenza dell’essere procede a ritroso; in un regresso alla propria ancestralitΓ  ed alle facoltΓ  in essa concluse. Ovviamente, queste fratture hanno progressivamente cambiato la mia fisionomia, tanto cumulandosi da periodicamente indurmi a non riconoscermi piΓΉ nei tratti dell’Arcadio precedente. Ed Γ¨ a questo punto che di solito chiudo un blog per prendermi una pausa e poi, quando di nuovo ispirato, aprirne un altro ex-novo. Curiosamente questo tipo di irrequietezza ha avuto una singolare regolaritΓ  in passato, manifestandosi giustappunto intorno alle 2000 pubblicazioni. Ed in effetti non posso nascondere che sarei piuttosto tentato di voltare nuovamente pagina. Dalla scorsa estate Γ¨ avvenuto un nuovo cambiamento radicale, forse il piΓΉ radicale interiormente parlando, che mi porta a disconoscere molte delle cose scritte in precedenza e che non contribuiscono piΓΉ al ritrarre la mia attualitΓ . Inoltre mi rendo anche conto di essermi inoltrato in un territorio di pensiero la cui espressione non puΓ² che essere criptica e puramente suggestiva, rifuggendo ad ogni possibilitΓ  diretta di descrittivitΓ . Quanto questa modalitΓ  possa incontrare un interesse generale, tantopiΓΉ in un frangente storico in cui divergono i destini di almeno due distinte umanitΓ , mi instilla il dubbio dell’utilitΓ  nel proseguire la condivisione pubblica. Ma tant’Γ¨, al momento una decisione non Γ¨ ancora stata partorita e sono ancora quΓ¬. E come al solito, anche in questo post alla fine ho approfittato dell’esprimermi pubblicamente solo per costringermi a focalizzare meglio, dando voce a quello che mi si agita dentro

*

1985. Soteiradaimon

D’una Fata infatuato

In pegno accettai

Il fato Lei mi porse

Ecchè con impegno onoro

Poichè un dì, quella Fata

SarΓ  fatale compimento

Di mio fato

*

“…in me, in piΓΉ volte e in piΓΉ circostanze, si verifica qualcosa di divino e demoniaco…” (Socrate)

* *

1975. La congrega

E ora che ci siete tutte, baciatemi il culo!

Non c’Γ¨ da offendersi, se a darci dello stronzo sono delle mosche affamate

*

Un tempo mi sarei decisamente turbato ed adirato per una certa piccola platea di indebellabili seguaci che si Γ¨ di nuovo adunata al completo nell’ombra, nonostante gli eventi passati: e invece oggi rido senza compassione di questa patetica corte dei miracoli

* *

1969. Dreki

Mi viene da paragonare il cuore ad un piccolo vascello in navigazione, su cui l’attivitΓ  piΓΉ importante, ancor prima del mantenere una rotta e superare tempeste, sia il pazientemente calafatare le commessure tra le assi e faticosamente sgottare l’acqua imbarcata. È un oceano ostile ed infido quello che circonda, fatto di desideri e passioni estranei che da ogni piccola falla filtrano appesantendo sino a sommergere l’intera imbarcazione; naufragando cosΓ¬ il prezioso carico e precludendone la destinazione. Bisogna viaggiare leggeri, in maniera quanto piΓΉ essenziale, non c’Γ¨ un altro modo possibile per restare a galla mantenendo l’efficienza del naviglio

*

1968. 8 Marzo 2023

Stamattina era troppo presto ed il mio bar abituale era ancora chiuso. CosΓ¬ mi sono fermato per strada, al mio secondo preferito. Ho fatto colazione e poi mi sono concesso una sigaretta sulla scogliera. Stanotte ha piovuto e qualche nuvola grigia ancora si mescolava al sereno. L’aria non era fredda anche se spirava come brezza sostenuta. Il mare grigioverde in scaduta, sotto la luna piena bassa all’orizzonte, che si frangeva in alti spruzzi sull’arenaria bruna. La tipica scenografia in cui mi perdo sciogliendomi nel sublime. Ad un tratto vedo qualcosa muoversi alla periferia del campo visivo. Mi volto e ti vedo una colomba bianca che caracolla nella mia direzione. Troppo sorpreso e preso dalla inaspettata visita, non mi sono prodigato di scattare una foto. Mi ha tenuto compagnia qualche minuto e poi, cosΓ¬ come era arrivata, nella massima calma se ne Γ¨ andata. Curioso incontro in un posto che si chiama Cala Furia, ma ancor piΓΉ curioso che proprio ieri sera mi sia capitato di guardare un video in cui si esprimeva un originale punto di vista sulla pace interiore. Ho una Eco che mi segue amorevole ed a cui ho deciso di dedicare il resto della mia vita; e questa giornata

*

1945. Redirect

Chi appartiene ad un altro mondo non puΓ² desiderare le cose di questo mondo; ed il trasgredire Γ¨ giΓ  punizione

*

The Song of Wandering Aengus

I went out to the hazel wood,

Because a fire was in my head,

And cut and peeled a hazel wand,

And hooked a berry to a thread;

And when white moths were on the wing,

And moth-like stars were flickering out,

I dropped the berry in a stream

And caught a little silver trout.

When I had laid it on the floor

I went to blow the fire a-flame,

But something rustled on the floor,

And someone called me by my name:

It had become a glimmering girl

With apple blossom in her hair

Who called me by my name and ran

And faded through the brightening air.

Though I am old with wandering

Through hollow lands and hilly lands,

I will find out where she has gone,

And kiss her lips and take her hands;

And walk among long dappled grass,

And pluck till time and times are done,

The silver apples of the moon,

The golden apples of the sun.

WILLIAM BUTLER YEATS

1920. Dis-sento

Oggi, dopo aver risolto l’ennesimo grosso problema di qualcuno, mi son sentito dire “Arcadio, per fortuna esisti!”. Una risposta inaspettata Γ¨ sorta nella mia mente e li Γ¨ rimasta senza essere espressa verbalmente: “Ma per fortuna di chi?”. Ovviamente sottintendendo, non la mia. Ne ho le palle piene della stima altrui, che se fosse oro sarei ricco. Invece vale una sega e mi dimostra solo quanto sia invalidante la mia mancanza di egoismo. Soprattutto in un mondo popolato di squali opportunisti. L’ idiota di Dostoevskij era perlomeno un babbeo inconsapevole e ideologicamente tarato alla “bontΓ ” in vista d’un premio oltremondano. Per me Γ¨ diverso, e potrei parafrasare Jessica Rabbit ed affermare che “vorrei non essere affatto ‘buono”, ma mi hanno disegnato cosΓ¬!”. Un cazzo di Don Chisciotte che a sua differenza non troverΓ  neppure il conforto di un pentimento di fronte al trapasso. Che a sua differenza non Γ¨ un prodotto della cultura, ma Γ¨ cosΓ¬ per genoma. Un personaggio che coincide con il mio essere e che ne Γ¨ anche la prigione. E lo vedo eccome lo sfruttamento della disponibilitΓ  e della gentilezza da parte di chi crede d’esser furbo, solo perchΓ© fingo di non vedere. E questo mi fa rabbia, perchΓ© non posso non essere disponibile e gentile. Sono io, non si scappa. Ma quanto vorrei, a volte, provare gusto per la vendetta, per l’asservimento, per l’umiliazione, per il totale annichilimento di questa razza miserabile e gretta, invece che pietΓ  per degli insignificanti moscerini dell’umano genere. La veritΓ  Γ¨ che mi manca un degno antieroe; mi ci vorrebbe un vero nemico, uno alla mia altezza, per dare sfogo costruttivo alla mia parte violenta. Ma dove trovarlo in questo tripudio di mezze calzette e trogloditi alfabetizzati? La nobiltΓ  Γ¨ morta, persino quella nera. E mi tocca la sorte del suo ultimo becchino. Quello che verrΓ  seppellito dal volgo.

1918. È solo stanchezza

Sono andato a trovarmi la, dove sono sepolto, sotto tonnellate di detriti di desideri. Non ho portato fiori; la bellezza ferisce i morti. La lapide Γ¨ nera e lucida. Non ci sono foto. Se la guardo intensamente, ci vedo riflessa una fiamma. Che ha bruciato tutto ciΓ² che poteva bruciare. Che ha consumato tutto ciΓ² che poteva consumare. E che pure, inspiegabilmente ancora brilla. C’era un epiaffio un tempo, oramai consunto, di cui non ricordo il contenuto. Non ricordo neppure piΓΉ come Γ¨ stato, quando Γ¨ stato, che me ne sono andato. Ricordo unicamente che c’ero solo io al funerale. Ho speso qualche lacrima. Mi manco. Mi chiedo come sarebbe stata la mia vita, se non mi fossi perso cosΓ¬ presto. Se non dovessi convivere col vuoto incolmabile di questo lutto. Ti ho amato e ti amo ancora mio dolce amico, e scusami per questo singulto fuori luogo a turbare la tua pace. È solo stanchezza la mia. Che passerΓ 

1900. Il multiperso

E poi ti assale il dubbio sempre piΓΉ insistente di essere la tessera di un puzzle finita, chissΓ  come e perchΓ©, nella scatola sbagliata. E pensi a quanto tempo hai impiegato, a quanto impegno hai profuso inutilmente, ostinandoti a vedere inesistenti corrispondenze di margini, a forzare incastri improbabili, a cercare illusorie somiglianze nelle zone del quadro, nell’impossibile tentativo di cogliere una collocazione. In ogni produzione ci sono degli errori, Γ¨ statistico. Difficile Γ¨ farsi una ragione di rientrare a pieno titolo in quel risibile numero.

È tragico si, ed in quanto tale il lato comico della irrisolvibile tragedia emerge ed induce involontariamente al riso. Amaramente, ma si ride

1883. Autore anonimo

A volte sentirsi come quei tomi ben rilegati, importanti, che fanno tanto bella figura in libreria. Che fa figo possedere ed esibire ma che nessuno ha mai voglia di leggere; a parte il titolo e a volte una distratta sfogliatina. Quelli destinati a passare buona parte della loro esistenza da una bancarella all’altra e ad impolverarsi inutilizzati

1879. De laboris interiori genius

Essere Γ¨ dare espressione alla propria natura intrinseca. Manifestare con perfetta coincidenza l’interioritΓ  nel segno tangibile dell’agire. Essere completamente rapiti nella passione per ciΓ² che si fa. È la perfetta armonia di una danza col vivere. È eleganza e sicurezza nel gesto. È nobiltΓ  dell’arte. E non importa ciΓ² che stai facendo, se sia la piΓΉ umile o la piΓΉ grandiosa delle attivitΓ ; nessuno spettatore potrΓ  sottrarsi al fascino che emana dalla modalitΓ  con cui essa si compie

È questa la riflessione in retrospettiva nata da una giornata lavorativa particolarmente impegnativa. Il lavoro dunque nobilita? Senza dubbio alcuno, ma alla precisa condizione che esso sia nobilitato dalla virtù di chi lo svolge